Lettura: 3 min • Note Graphic Design Libri
The Graphic Design Bible
Aggiunto al carrello
“Aggiunto al carrello” è una rubrica in cui segnalo libri che in qualche modo mi hanno incuriosito, ma che non ho acquistato né letto.
A differenza della prima segnalazione di questa rubrica, The Graphic Design Bible non mi ha attratto né per il titolo né la copertina. Anzi, il titolo l’ho trovato un po’ respingente; mi ha dato la sensazione di quei post acchiappa-click da social network.
In ogni caso, nel mio carrello è già presente un altro libro di Theo Inglis, Mid-Century Modern Graphic Design, e, sulla fiducia, ho scaricato l’estratto del formato ebook. L’aggiunta al carrello è arrivata subito dopo la lettura delle prime pagine.
Il libro comincia con una citazione di Paul Rand e una di Tibor Kalman, J. Abbott Miller e Karrie Jacobs, che sintetizzano concetti relativi alla definizione di graphic design. Paul Rand dice che non ha un’unica definizione; Kalman, Miller e Jacobs parlano del graphic design come di un mezzo di comunicazione.
La citazione di Paul Rand è tratta da un incontro al MIT, ospite di John Maeda.
Vi riporto le citazioni (con una traduzione nelle note):
Design is the method of putting form and content together. Design, just as art, has multiple definitions: there is no single definition. Design can be art. Design can be aesthetics. Design is so simple, that’s why it is so complicated. – Paul Rand1
Graphic design isn’t so rarefied or so special. It isn’t a profession, it’s a medium. It’s a mode of address, a means of communication. It’s used throughout culture at varying levels of complexity and with varying degrees of success. That’s what’s important about graphic design. That’s what makes it interesting. And it is at work every place where there are words and images. – Tibor Kalman, J. Abbott Miller and Karrie Jacobs2
Nelle prime righe, Ignlis mette subito in evidenza una questione che forse diamo per scontato: il graphic design è un argomento molto ampio ed è allo stesso tempo una disciplina, un medium, una pratica, un mestiere, una professione e un’intera industria. Si interseca con tutte le attività dell’uomo3, ed è la «forma della maggior parte delle cose»4.
Come sottolinea il designer e scrittore David Reinfurt, il graphic design non ha “un vero e proprio oggetto di studio”; è "sempre impegnato con contenuti esterni. È un metodo applicato per lavorare con altri soggetti". Questo non significa che il graphic design sia un'attività marginale; prova solo a immaginare un mondo senza di esso!5
Il libro non è un manuale pratico né una guida. Strutturato in cinque capitoli, esplora la storia, la teoria, la pratica, la tipografia e i mezzi di comunicazione nel graphic design. Ogni capitolo si articola in sezioni più piccole, arricchite da immagini. Anche se la tipografia può essere considerata una disciplina a sé stante, scrive Inglis, la sua comprensione e il suo utilizzo sono cruciali per ogni buon progetto grafico.
Inglis lo presenta così:
È un viaggio nella storia, nelle idee, nelle teorie e nei contesti del graphic design6.
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“Il design è il metodo di unire forma e contenuto. Il design, proprio come l'arte, ha molteplici definizioni: non esiste una singola definizione. Il design può essere considerato arte. Il design può essere estetica. Il design è così semplice, ed è proprio per questo che è così complicato.” – Paul Rand ↩
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“Il graphic design non è così raffinato o speciale. Non è una professione, è un medium. È un modo di comunicare, un mezzo di indirizzo. Viene utilizzato in tutta la cultura a diversi livelli di complessità e con varie gradazioni di successo. Questo è ciò che è importante nel graphic design. È ciò che lo rende interessante. E opera in ogni luogo in cui ci sono parole e immagini.” – Tibor Kalman, J. Abbott Miller and Karrie Jacobs ↩
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Di graphic design se ne parla ampiamente nell’introduzione al numero #062 della newsletter Dispenser.Design ↩
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Per dirla come Falcinelli, in un’intervista su Il Tascabile ↩
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Theo Inglis, The Graphic Desing Bible, Ilex Press, 2023 ↩
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Ibid. ↩