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Libri letti nel 2020

L’elenco dei libri letti, più un piccolo approfondimento su cinque libri utili per chi pratica e si occupa di graphic design

Introduco questo lungo post con una lista degli argomenti principali, così da poter andare scorrere subito verso la parte che vi interessa.

Si parla di:

  • Quanto ho letto quest’anno (spoiler: come gli altri anni).
  • Airtable e database (una cosa abbastanza, forse pure troppo, tecnica, ma comunque breve).
  • Di cinque libri che credo valga la pena leggere, nello specifico: Capire, fare e reinventare il fumetto; Come funziona la musica; Storie della mia vita; Figure; Ctrl+C, Ctrl+V.

Qualche settimana fa l’account Twitter della casa editrice Einaudi chiedeva se, per le note ragioni, i libri letti nel 2020 fossero stati più di quelli del 2019. In molti hanno risposto di aver letto di più. Io ho letto lo stesso numero di libri, più o meno anche lo stesso numero di pagine, stando alle statistiche di Goodreads, anche se per un periodo ho fatto più fatica.

Da 10 anni annoto le mie letture su Goodreads e partecipo alla “sfida” dei libri da leggere in un anno. La sfida è un modo per tenere traccia e spesso uno stimolo. Prendo la sfida molto seriamente. Non segno i libri che non ho letto per intero, anche se ne ho letto i due terzi, e non sempre segno i libri che leggo per lavoro o studio. Potrei segnare ad esempio Capire, fare e reinventare il fumetto di Scott McCloud, ma ancora non l’ho fatto. L’edizione italiana del libro di McCloud raccoglie tutti e tre i volumi pubblicati tra il 1993 e il 2006, io al momento ne ho letti “solo” due su tre. Potrei segnare, tra gli altri, Segni e simboli, che rileggo ogni anno per questioni lavorative (è uno dei libri che assegno agli studenti del mio corso di Graphic Design). Non inserisco le riviste, alcune hanno articoli più lunghi di almeno un paio di libri che ho letto. Segnalo il terzo numero di Typenotes di Fontsmith, il centesimo numero di Eye e il numero di The Passengers dedicato a Berlino.

Airtable e database

Goodreads in 10 anni non è quasi mai cambiato, e continua a essere un po’ macchinoso. Di recente mi sono iscritto alla beta di Readng che sembra promettente. Intanto ho cominciato ad annotarmi i libri prima su Notion e poi su Airtable. Airtable mette a disposizione le su API, trasformando una tabella come questa in un vero e proprio database. In questo modo, posso richiamarla, ordinarla per data di lettura e mostrarla in un elenco, come alla fine di questo post, e in questa pagina sotto forma di gallery.


Segnalazioni

Segnalo sotto cinque libri letti quest’anno. Libri che non parlano di grafica, ma che sono utili a chi in qualche modo se ne occupa (che poi sono quelli che leggeranno questo post).

1. Capire, fare e reinventare il fumetto, di Scott McCloud

Come detto sopra, è un libro che ne contiene tre, scritti in anni diversi da Scott McCloud. Il primo, del 1993, spiega in maniera davvero efficace il design visuale.

Un estratto dalla versione inglese di “Capire il fumetto”
Un estratto dalla versione inglese di “Capire il fumetto”
Un estratto dalla versione inglese di “Capire il fumetto”
Un estratto dalla versione inglese di “Capire il fumetto”

2. Come funziona la musica, di David Byrne

Per chi non lo sapesse, David Byrne è stato il cantante dei Talking Heads. Una band americana attiva tra gli anni ’70 e ’90. (Lo specifico perché tra i lettori di questo post ci saranno studenti ed ex studenti che potrebbero chiedersi “ma chi è?”). Il libro è qualcosa che sta tra un’autobiografia e un saggio. David Byrne un po’ parla della sua carriera di musicista e un po’ di come funziona la musica, come si è evoluta, e dei cambiamenti che ci sono stati. Parla di come la tecnologia ha cambiato il modo di fare musica, da quando è arrivata la musica registrata, fino ai computer. Parla di creatività, processi di lavoro. Il libro è stato pubblicato nel 2012 e vi riporto un passaggio relativo al lavoro a distanza.

Come ormai avrete capito, la maggior parte delle collaborazioni, almeno quelle che mi riguardano, non si svolge più di persona. È il risultato di un andirivieni di file di musica digitale tramite e-mail o altri sistemi per il trasferimento di file in rete. Si perde qualcosa quando viene meno questo aspetto della collaborazione? Semplici fraintendimenti possono certamente innescare una spirale incontrollabile senza i sottili segnali che inviamo tramite le espressioni facciali e linguaggio del corpo. E gli incoraggiamenti, le imbeccate, gli entusiasmi e di stimoli che tendiamo a scambiarci di persona — “perché non proviamo questo?” Oppure “bello, ma che dici di suonarlo con un altro strumento?” — Potrebbe venire a mancare, e non sarebbe comunque altrettanto spontanei.

Detto ciò, il nuovo metodo offre notevoli vantaggi. Se è lecito usare un’analogia con il ping-pong, negli scambi via Internet si può attendere il giorno dopo o anche più a lungo prima di rispondere al servizio, pianificando con calma quali aggiunte poté potrebbero funzionare meglio, senza alcuna pressione per farsi venire qualche brillante idea al momento. Non c’è quasi un attimo di tregua quando chi collabora ci sta accanto, attento a ogni nostra mossa.

3. Storie della tua vita, di Ted Chiang

Avevo già segnalato l’altro libro di Ted Chiang, Respiro. Quest’anno ho letto anche Storie della tua vita, che contiene il racconto da cui è tratto il film di Denis Villeneuve, Arrival.

Quasi tutti i racconti sono una scoperta. Vi riporto un passaggio di Amare ciò che si vede: un documentario. Racconta di un mondo in cui esiste una tecnologia, la calli, che permette di annullare la nostra percezione di bellezza. È scritto in forma di documentario così da poter dare spazio ai punti di vista dei pro e contro.

È da decenni che si parla liberamente di razzismo e di sessismo, però ci facciamo ancora remore a parlare di aspettismo. Eppure il pregiudizio contro le persone poco attraenti è incredibilmente diffuso. La gente ce l’ha senza che qualcuno gli abbia mai insegnato ad averlo, e questo già è brutto, ma invece di combattere questa tendenza, la società moderna non fa che incoraggiarla.

«Ho studiato per diventare un grafico. Mi esercitavo giorno e notte ma senza grandi risultati. L’insegnante diceva che il problema era nei miei occhi, nel senso che la calli ha danneggiato per sempre la mia percezione estetica. Non c’è più modo di recuperare ciò che ho perso.»

4. Figure, di Riccardo Falcinelli

Tutti i libri di Falcinelli sono interessati e sempre ricchi di spunti. Quest’ultimo tocca poi un tema che mi appassiona molto (non solo per questioni lavorative), le immagini. Dove nascono, come nascono e sopratutto come funzionano. Come già in Cromorama, e in Critica portatile al visual design, Falcinelli mette assieme aneddoti, storia dell’arte ed esempi pratici. Se vi occupate anche marginalmente di comunicazione visiva tocca leggerlo. Detta così sembra un sacrifico, ma invece sarà un piacere farlo.

Dei passaggi che mi hanno colpito segno la parte finale, quando parla di Warburg e del “paradiso” personale che possono essere le raccolte d’immagini. Falcinelli paragona il lavoro di Warburg, e il modo in cui ha rivoluzionato la vita delle immagini, a quello svolto da Darwin nella biologia o Einstein nelle fisica. Warburg è nato ad Amburgo nel 1866 ed è considerato da Wikipedia uno storico dell’arte, anche se è difficile classificarlo in una categoria precisa, scrive Falcinelli.

Non gli interessava insomma Botticelli in quarto artista, ma il fatto che le sue figure mettessero in piedi nella stessa posizione delle donne dei bassorilievi antichi, un fato fascinoso perché Botticelli non poteva aver visto quei bassorilievi. Col senno di poi, potremmo dire che prima di Warburg gli storici dell’arte erano attenti ai capolavori, dopo di lui hanno cominciato a interessarsi alle immagini, cioè a quei processi di costruzione figurativa, a prescindere dal fatto che si tratti di grandi opere, di cose banali o persino brutte.

Mettere assieme cose, diversissime tra loro, per creare legami e tessere relazioni.

C’è infatti un aspetto su cui Warburg insiste: le immagini vanno fissate con le puntine per essere riposizionabili a seconda di come cambiano i ragionamenti, tramite accostamenti mobili e permutazioni continue.

Una pratica che oggi suona molto familiare con la mole d’immagini che «arrivano a casa come l’acqua corrente dei rubinetti».

Un secolo fa un grande poeta, Paul Valery, disse una cosa che poteva suonare fantascientifica e che si è rivelata di una precisione incredibile: nel futuro le immagini ci arriveranno a casa come l’acqua corrente dai rubinetti. Lo diceva nel 1928. Impressionante quanto ci avesse visto lungo. Che cos’è in fondo internet se non un flusso che arriva dentro al pari dell’acqua, del gas o dell’elettricità? Valery coglie una sfumatura che sfugge a Benjamin e pure a Marlaux: non è la riproducibilità delle immagini la cifra del mondo moderno, ma la loro trasmissibilità.

5. Ctrl+C, Ctrl+V, di Kenneth Goldsmith

Il libro di Kenneth Goldsmith è una raccolta di suoi saggi sulla scrittura. Non è un manuale di scrittura, ma riflessioni sulla scrittura contemporanea, su come è influenzata dalla tecnologia, sulla sua riproducibilità. Si parla spesso di arte e opere d’arte. Tra le cose che mi hanno colpito c’è il capitolo in cui l’autore racconta degli esercizi “non creativi” che assegna ai suoi studenti. Una cosa che in qualche modo mi è capitato di fare anche in qualche corso. Svolgere compiti non creativi permette di avere una visione decisamente più ampia. Permette di capire ad esempio che in realtà è impossibile non esserlo, non personalizzare in qualche modo. Anche quando tutti copiano la stessa cosa, il risultato non è mai lo stesso.

Segnalo poi quest’altro passaggio legato all’archiviazione.

Con la capacità di memoria che aumentano di continuo e i database sempre più potenti, la tecnologia sembra voler risvegliare l’archivista che è in ognuno di noi. La «nuvola di dati» — quei server a capacità illimitata che sono lì, da qualche parte nell’etere, accessibile da ogni parte del mondo — e la sua interfaccia incoraggia la funzione «archivia» piuttosto che «cancella».

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