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Tipografo e tipografia

Siamo tutti tipografi ora

(Quest’articolo è stato originariamente pubblicato nel numero 36 della newsletter Dispenser.Design)

Web Design is 95% Typography è il titolo di un articolo apparso sul blog dello studio iA nel 2006. Articolo che, al netto della parola web design oggi un po’ in disuso, resta valido e attuale. La tesi dell’autore, Oliver Reichenstein, suona abbastanza lineare. Se il 95% delle informazioni sul web è in forma scritta, è quindi logico affermare che un web designer debba essere altamente preparato nella disciplina che gestisce l’informazione scritta: la tipografia. Sia quella macro (formato, dimensione, gerarchia) che quella micro (i dettagli legati alla punteggiatura, lo spazio tra le parole e lettere).

Quando uscì l’articolo di Reichenstein, il 2006, eravamo ancora circondati da siti fatti in Flash. Siti ad alto impatto visivo, ma che avevano un rapporto difficile con l’elemento tipografico. L’articolo fu molto condiviso e Reichenstein ne scrisse poi un altro per rispondere ai tanti commenti. Tra i commenti, e le critiche, si trovavano cose come queste: «sorry, web design is not 95% font selection».

Ridurre la tipografia alla scelta di un font è un fraintendimento comune, tra addetti ai lavori e non. La tipografia non riguarda solo la scelta di un font, come non riguarda la dimensione, i margini o lo spazio. Riguarda l’organizzazione delle informazioni e come le presentiamo al lettore.

La scelta del font è il primo passo. Una scelta consapevole rispetto all’uso che se ne dovrà fare. Un font perfetto per i titoli potrebbe non essere adatto a testi lunghi, o poco leggibile in una tabella o a dimensioni ridotte. Individuato il font adatto, bisogna gestire la lunghezza della riga (giustezza), la dimensione, l’interlinea e la distanza tra lettere e parole.

In italiano usiamo la parola tipografo per definire chi stampa qualcosa, ma per tipografo si intende anche chi organizza il testo in un layout. In inglese esiste la parola typographer, ma ci sono altre due parole che specificano meglio i ruoli: printer e typesetter.

La separazione tra “stampa” e “tipografia” risale alla prima definizione di “tipografo”. Quella di Joseph Moxon nella prefazione del suo libro Mechanick exercise del 1683:

Per tipografo io non intendo uno stampatore, come volgarmente reputato, non più di quanto il dottor Dee intenda che un carpentiere o un muratore sia un architetto: ma per tipografo io intendo qualcuno che con il proprio giudizio, da solidi ragionamenti dentro di sé, possa sia eseguire, sia dirigere altri affinché eseguano, dall’inizio alla fine, tutti lavori manuali e le operazioni fisiche collegate alla tipografia1.

Il libro di Moxon era un manuale pratico, con esempi e tecniche. Fu uno dei primi a introdurre concetti teorici sulle operazioni legate alla stampa.

Nei decenni la tipografia e la figura del tipografo sono cambiate ed evolute, definendo sempre meglio le fasi del progetto grafico, dell’organizzazione del testo e della stampa. Scrive Robert Bringhurst ne Gli elementi dello stile tipografico: «il tipografo determina la forma e la frequenza dei titoli, l’orientamento e la disposizione delle illustrazioni, la disposizione di elementi e paragrafi.»


Tim Brown all’inizio del suo libro sulla tipografia web, Flexible Typesetting, scrive di quanto sia facile imbattersi in siti web che danno la sensazione di essere sbagliati:

Il carattere che usano non è adatto, la dimensione è troppo piccola (o troppo grande), le righe di testo sono troppo lunghe (o comicamente corte), l’interlinea è troppo libera o troppo stretta, i margini sono troppo piccoli o troppo grandi e così via.

È logico pensare che i siti web che sentiamo sbagliati lo siano perché, da qualche parte a un certo punto, un tipografo ha preso decisioni sbagliate. Ricordo che un designer di caratteri è qualcuno che crea font; un tipografo è qualcuno che usa il carattere tipografico per comunicare. In tal senso, siamo tutti tipografi, anche se pensiamo a ciò che facciamo come progettazione, sviluppo o modifica.2

Ma anche bravi tipografi hanno difficoltà a gestire il testo sul web. Testo che subisce più “pressioni” e che deve adattarsi a diverse situazione, come le diverse dimensioni dello schermo dove appare.

Il problema che si pone Reichenstein, e di cui parla Tim Brown, se lo ponevano anche grafici e tipografici alla fine degli anni ’70, con quello che fu definito “information design”. «Il tentativo dell’information design era di utilizzare la ricerca e la riflessione per la realizzazione di prodotti e sistemi che fossero utili al mondo.»3 Uno dei campi di ricerca dell’information design era proprio la leggibilità di un testo.

Oggi, scrive ancora Tim Brown, il ruolo del tipografo è cambiato, ma il suo obiettivo deve essere sempre quello di organizzare al meglio un testo, per renderlo leggibile e comprensibile. Oggi il ruolo del tipografo non prende decisioni, ma dà suggerimenti. «Non scegliamo più caratteri tipografici, dimensione, lunghezza della linea, interlinea e margini; prepariamo e istruiamo il testo affinché compia da solo alcune scelte. Non determiniamo più la forma e la qualità della pagina; rispondiamo ai contesti e agli ambienti dei nostri lettori.»

We are all typographers now, Illustrazione di James Joyce
Un’illustrazione di James Joyce per un articolo di Douglas Coupland per il Financial Times

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