Lettura: 4 min • Design
Quella cosa chiamata Design
Cosa fa chi si occupa di UX e UI Design?
Khoi Vinh, Principal Designer di Adobe, in un articolo di qualche tempo fa racconta di quella volta in cui si è ritrovato a parlare di UX e UI design con persone che non ne sapevano niente. Non avevano idea di come si facesse o cosa si facesse. Non sapevamo chi fosse la figura professionale coinvolta e non gli era chiara la differenza tra questo design (UX/UI) e agli altri design.
Dopo quella spiegazione orale, Vinh, ha pensato fosse utile riportala anche in forma scritta1, con gli elementi essenziali.
Vinh parte dalle basi:
Potenzialmente ogni volta che usi un software, un’app sul telefono o sul laptop, un sito web, un check-in in un chiosco all'aeroporto, stai interagendo con un’interfaccia creata da un designer. In effetti, il designer modella la tecnologia in qualcosa di comprensibile, utile e, idealmente, piacevole per l’utente.
Provando poi a semplificare ancora di più:
Al livello più semplice, il designer dispone o organizza visivamente ciò che vedi. Decide dove vanno i pulsanti e il testo su uno schermo, quali altri elementi (come foto, illustrazioni e/o grafica) sono necessari, e cosa succede quando l'utente fa clic, tocca o interagisce in altro modo con parti dello schermo. Questa è l'interfaccia.
L’interfaccia è la parte dove il lavoro del designer si avvicina di più a quello del grafico “tradizionale”. In questa fase entrambi lavorano con caratteri, grafica, foto, illustrazioni, colori, composizione visiva. Integrano o progettano marchi e sistemi di identità visiva. Le due figure si sovrappongono e molti praticano entrambe le cose, anche se, sottolinea Vinh, la grafica e lo UX/UI design sono due cose diverse.
Lo UX/UI designer non si occupa però solo di come deve apparire qualcosa, decide cosa succede. Determina sia il comportamento (quello degli elementi in risposta a un’azione dell’utente, come ad esempio il cambio di colore di un pulsante) che il flusso (cosa mostrare all’utente e come farlo muovere all’interno e tra le schermate).
Presi insieme, l'interfaccia, il comportamento e il flusso formano l'esperienza dell’utente. Questa è una grossolana semplificazione, ma è un modo ragionevole di comprendere quel termine.
Chi si occupa di UX e UI design quasi sempre lavora con ingegneri, programmatori, product manager. Il ruolo del designer è cambiato molto. Decenni fa erano perlopiù “vetrinisti” o “abbellitori”. Erano gli ingegneri a determinare la maggior parte dell’interfaccia, del comportamento e del flusso. Il designer, appunto, “abbelliva”, ad esempio cambiando colori e font. Il risultato di questo approccio ha portato ad avere, sopratutto nei primi anni dell’informatica, software progettati in modo scadente e frustranti da usare.
Oggi l’idea di buon design non è associata più alla sola estetica, che resta un’elemento importante. La qualità dello UX e UI design è migliorata sempre di più e oggi gli utenti quando usano un servizio o prodotto digitale si aspettano un buon design, anche senza essere in grado di definire il buon design.
Oggi un progettista non si limita ad applicare le sue competenze a una soluzione, ma anche a definire il problema giusto. Un buon design significa porre le domande giuste, domande che sono in linea con gli obiettivi di business dell’azienda per cui sta lavorando e con i bisogni degli utenti dell’app o del sito web dell’azienda.
La ricerca è diventata un elemento fondamentale del processo di progettazione. Ricerca intesa come intervista e/o osservazione degli utenti, studio dei dati sui modelli di utilizzo esistenti, comprensione degli obiettivi dell’azienda e della tecnologia, continui test e iterazioni. Test e iterazioni che portano a continue evoluzioni del prodotto/servizio digitale.
Il media digitale, per sua natura, è mutevole e di conseguenza i prodotti/servizi digitali vengono spesso considerati in perpetua evoluzione.
Questa definizione di design più ampia ha portato i professionisti moderni a definire il design come qualcosa di più della semplice visione. Ogni touchpoint in cui un utente o un cliente interagisce con i prodotti o i servizi di un’azienda è visto come un’opportunità per applicare i principi del buon design, dalle e-mail che ricevono al supporto tecnico, incluse le interazione offline con il marchio. Il risultato finale non è più solo un'interfaccia “di bell'aspetto” o “facile da usare”; l'obiettivo è ora di creare un'esperienza complessiva soddisfacente se non piacevole per gli utenti.
La definizione di design sarà sempre più ampia (le interfacce vocali già sono un'estensione dello UX/UI design anche se non ci sono elementi visuali), il processo di design sarà sempre più determinante per il successo di un’azienda e le figure coinvolte saranno molte di più, non solo i designer. Come ricordava già tempo fa Tim Brown2 di IDEO tempo fa: il design è diventato troppo importante per lasciarlo fare ai designer3.
(Una prima versione di questo articolo è apparso in un numero della newsletter Dispenser.Design)
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“What is this thing called design” di Khoi Vinh ↩
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Un intervento di Tim Brown al TED dal titolo “Designer — think big” ↩
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Una lunga recensione al libro di Tim Brown “Change by design” ↩