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Immagini, foto stock e intelligenze artificiali

Un articolo per la rivista IO01 Umanesimo Tecnologico

Il quinto numero della rivista IO01 Umanesimo Tecnologico esplora il tema «dello sviluppo esponenziale della produzione e della circolazione delle immagini». Nel mio contributo, mi concentro sul ruolo delle immagini stock e delle immagini generate dalle diverse piattaforme di intelligenza artificiale.

Sotto un piccolo estratto. Per leggere l'articolo intero segui questo link.


Con l’avvento della fotografia, la realtà diventa funzione dell’immagine. L’immagine non rappresenta più la realtà, come succede con la pittura, ma ne è testimone, la documenta. È concreta, pura, affidabile.

«Certo che è successo cosí, ne abbiamo la foto», ammettiamo implicitamente che l’esistenza effettiva di un determinato evento nel passato venga certificata e verificata […] dalla sua rappresentazione fotografica.1

Già agli inizi degli anni ’90, con le idee di W.J. Mitchell espresse in The Reconfigured Eye, si comincia a parlare di «morte della fotografia», e, a seguire, di «post-fotografia». Con il passaggio dall’analogico al digitale, la fotografia non è più considerata rappresentazione del reale in maniera “pura”. Teorici come Flusser parlano di “immagini tradizionali”, che traducono in analogico la realtà circostante, e “immagini tecniche”, che traducono in digitale dei “testi”, intesi come sequenze di codici binari2.

Il quasi omonimo di W.J. Mitchell, W.J.T. Mitchell, non vede il passaggio dall’analogico al digitale come una rottura, ma come un proseguimento. È sempre stato possibile manipolare immagini fotografiche (e lo si è sempre fatto), anche prima del digitale. Nel suo saggio Realismo e immagine digitale, W.J.T. Mitchell mette in discussione anche il concetto di realismo. Il realismo non appartiene a un medium nello specifico. Le fotografie, e le immagini in generale, possono essere degli strumenti di rappresentazione del reale, non lo sono per loro natura, che siano analogiche o digitali3.

Oggi, con i vari servizi che permettono di generare una fotografia (o qualsiasi altro tipo di immagine) attraverso un suggerimento testuale (prompt), non c’è più nessuno scarto temporale tra «la cattura del reale (l’input), la sua esibizione (l’output) e la sua eventuale successiva manipolazione (l’editing4.

Non c’è più neanche manipolazione, c’è solo generazione. Oggi, ancora più di prima, W.J. Mitchell potrebbe dire che l’immagine fotografica ha davvero perso qualsiasi “aderenza al referente”. È diventata una rappresentazione della realtà, come è stata considerata in precedenza la pittura.

Parlando di mancanza di “aderenza al referente”, sia nel mondo precedente che successivo alla svolta digitale, c’è un tipo di immagine che è sempre stato al confine. Rappresentano una realtà che non esiste, o meglio, rappresentano una realtà stereotipata. Sto parlando delle immagini stock.

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  1. A. Pinotti, Il primo libro di teoria dell’immagine, Einaudi, Torino 2024 

  2. Per approfondire, A. Pinotti e A. Somaini, Cultura visuale. Immagini, sguardi, media, dispositivi, Einaudi, Torino 2016 

  3. W.J.T. Mitchell, Scienza delle immagini. Iconologia, cultura visuale ed estetica dei media, Johan & Levi, Cremona 2018  

  4. Andrea Pinotti, ll primo libro della teoria dell’immagine, Einaudi, Torino 2024