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Il logo secondo Paul Rand
Paul Rand è stato uno dei più importanti e influenti grafici del secolo scorso. Un americano che amava lo stile svizzero, sul suo sito ufficiale lo definiscono American Modernist. Tra i suoi lavori più noti ci sono quelli per l’IBM, logo e poster Eye Bee M incluso.
Di recente, leggendo Just Doing it il libro di Pia Elliot sui protagonisti dell'advertising, ho ritrovato un passaggio di un celebre articolo di Rand, Logos, Flags and Escutcheons. L'articolo è del 1991, ma nell'era delle startup, dove spesso si fa prima il logo e poi l'idea, nell'era dei loghi fatti in un fine settimana (vedi Yahoo) e dei loghi comprati a kilo, potrebbe essere stato scritto ieri:
Un logo è forse significativo in se stesso? Solo se viene associato a un prodotto, a un servizio, a un’iniziativa di affari, o a un gruppo di imprese un logo assume il suo vero significato. Il significato e l'utilità di un logo derivano dalla qualità di quello che rappresentano. Se un'impresa è di second'ordine, il suo logo verrà percepito come qualcosa di second'ordine. È sciocco credere che un logo possa esplicare la sua funzione prima che il pubblico al quale è diretto sia stato opportunamente condizionato. Solo dopo che diventa familiare svolge una funzione di marchio come previsto, e solo quando il prodotto o il servizio è stato giudicato efficace o inefficace, adatto o inadatto, lo fa diventare veramente rappresentativo.